Il pacchetto previdenza? Piccole misure senza ambizione

Parla Francesco Cavallaro, Segretario Generale della CISAL, Confederazione Italiana Sindacati Autonomi Lavoratori

D. Segretario, la CISAL lamenta l’inadeguatezza del pacchetto sulla Previdenza proposto nei giorni scorsi agli italiani. Quali, secondo Lei, i limiti degli interventi riservati a chi è già in pensione o si prepara ad andarci?
R. Nasce legittimo il sospetto che tematiche di fondamentale rilevanza per i cittadini vengano evocate più a fini elettorali che non per restituire ai Lavoratori la fiducia in un sistema da rivedere alla radice con la massima urgenza. Pensionamento anticipato, lavori precoci e usuranti, pensioni basse e quattordicesime sono argomenti da trattare nell’ambito di una riforma organica delle pensioni, da costruire su dati certi e dopo un confronto con tutte le parti sociali. Esattamente il contrario di quanto sta succedendo.
D. Eppure, l’obiettivo dichiarato dal Governo è l’introduzione di misure a favore di equità sociale, Welfare e flessibilità in uscita.
R. Le dichiarazioni d’intenti che emergono dal verbale d’intesa siglato dal Governo e dai sindacati confederali non autonomi, scelti come unico interlocutore, esprimono incertezze e contraddizioni che minano ogni possibile fiducia nel futuro. Già il fatto che si tratti di un verbale e non di un protocollo è tutt’altro che irrilevante. Quelli elencati, poi, sono palliativi che nulla hanno a che fare né con la flessibilità, né, più in generale, con l’equità che dovrebbe regolare la materia. Non è temendo le reazioni di Bruxelles che si riusciranno a risolvere la attuali emergenze sociali. Bisogna avere il coraggio di superare la tentazione di interventi tampone in nome di una revisione profonda del contesto normativo vigente. Sacralizzare l’attuale sistema contributivo significa non poter garantire in alcun modo pensioni adeguate, né oggi, per il 65% dei casi già al di sotto dei mille euro, né domani, complici i salari troppo bassi e la persistente confusione tra Assistenza e Previdenza.
D. La CISAL contesta in particolare l’Ape.
R. Riteniamo che l’Ape non possa essere la risposta del Governo alle esigenze di flessibilità e che addirittura rappresenti una “polpetta avvelenata”. Non è la prima. Ricordiamo che nel recente passato è stata introdotta la possibilità per i Lavoratori di mettere in busta paga tutto il TFR maturando o parte di esso. Oggi, con l’Ape, si percorre la strada analoga delle “piccole misure senza ambizioni”. Il TFR in busta paga si è rivelato un flop. I Lavoratori hanno capito che si tentava di spacciare per risorse aggiuntive quanto era già di propria esclusiva proprietà. In modo simile, l’Ape finirà per produrre più costi che benefici. Al di là dei meccanismi complicatissimi e non ancora definiti previsti per i destinatari della cosiddetta Ape sociale, ancora una volta non si sceglie la strada maestra di un intervento organico, mortificando il valore dei contributi versati dai cittadini a solo vantaggio di banche e assicurazioni.
D. Quale, per la CISAL, il futuro dei cittadini e, in particolare, dei Lavoratori?
I timori per il futuro sono numerosi. In particolare per la crescita, il lavoro, l’occupazione, specie giovanile; per gli obiettivi di politica economica e di finanza pubblica; per i rapporti con l’Unione Europea. Per lo stato delle riforme avviate e per quella che ci si ostina a non ritenere prioritaria. La riforma fiscale.

Previdenza, Cavallaro. Firmato verbale pieno di incertezze

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Previsti interventi tampone, di vago sapore elettoralistico, che non restituiscono ai Lavoratori la necessaria fiducia in un sistema che invece deve essere rivisto alla radice.

 

Roma, 30 settembre 2016 – “Il fatto che si tratti di un verbale e non di un protocollo è già di per sé significativo. In pratica, un lungo elenco di se, di ma, di forse, di verifiche da fare, conti da aggiustare, figure professionali da definire. Come dire: le certezze possono attendere!”

E’ la valutazione fatta da Francesco Cavallaro, Segretario generale della CISAL, sul documento sulla Previdenza siglato due giorni fa da Governo e sindacati confederali.

“L’estensione delle quattordicesime a un milione e 200mila pensionati? Sì, spiega Cavallaro, ma dipende dall’importo attualmente percepito. L’uscita anticipata dei lavoratori disoccupati, svantaggiati, usurati, precoci? Sì, ma solo se versano in condizioni particolari, ancora tutte da definire. L’APE poi, a causa dei suoi limiti obiettivi, non può essere la risposta del Governo alle esigenze di “flessibilità” in uscita.”.

“In sintesi, conclude il Segretario, il “cantiere pensioni” rimane aperto e insiste su misure previdenziali legate al contesto normativo vigente. Purtroppo, la sostanziale conferma della “sacralità” dell’attuale sistema contributivo non potrà mai garantire l’effettiva adeguatezza delle attuali pensioni – che per oltre il 65% sono al di sotto dei mille euro – e di quelle future, soprattutto per i giovani, anche a causa dei salari troppo bassi e della persistente confusione tra Assistenza e Previdenza”.